E’ talvolta facile rimanere intrappolati nel superficiale
cliché che vede l’hip hop rigidamente confinato alle notorie quattro
discipline, rinunciando spesso a considerare quell'universo che gli ruota
attorno, formato da innumerevoli personaggi che esulano da questa
categorizzazione. C’è infatti chi di hip hop parla (Davey D), chi ne scrive
(Jeff Chang) e chi lo ha immortalato in scatti che hanno fatto la storia (Henry
Chalfant, Joe Conzo, Jamel Shabazz).
Facciamo un piccolo sforzo e affrontiamo la questione nello
specifico, ricordandoci coloro che a causa di questa “pigrizia” dimentichiamo.
Ad esempio molti di voi potranno dire di conoscere le foto sottostanti, in
quanto entrati nella memoria collettiva dell’affezionato, ma difficilmente
sapranno chi è il nome dietro l’obiettivo.
Ernie Paniccioli appartiene per l’appunto a quella categoria
da me prima accennata dei cosiddetti “fotografi” e, con molte probabilità, ha
immortalato il vostro miglior rapper, oppure il b-boy preferito del vostro
b-boy preferito.
Nato a Bedford-Stuyvesant, Brooklyn, compie i suoi primi
passi nel mondo della celluloide nel 1973, su consiglio di un amica, catturando
con la sua camera da 35 mm i graffiti che nella grande mela avevano iniziato a
diffondersi come i funghi. Passò successivamente alle battle tra b-boy e ai
concerti che si tenevano nei centri comunitari, e ben presto fu assoldato dai
club di New York come fotografo delle serate, per 100 dollari a notte.
“Accadeva che molti venissero picchiati, e i fotografi
derubati, ma per fortuna avevo un aspetto e una stazza tale che faceva loro cambiare
idea…” racconta.
Questo impiego, apparentemente improvvisato, lo portò a
lavorare assiduamente, fino a diventare fotografo ufficiale per riviste come
Word Up e Rap Masters, fornendo ad una intera generazione di fan miriadi di
poster da attaccare sui muri. Cruciale dal punto di vista umano e professionale
fu l’incontro con i Public Enemy, che all’epoca, rappresentavano la punta di
diamante del movimento. Venne incaricato di fotografare i loro tour, le loro
copertine, i loro incontri con la stampa.
Inconsapevolmente, col passare degli anni e dei decenni,
catturò scatto dopo scatto l’intera evoluzione del movimento, partendo appunto
dagli albori, passando per la sua consacrazione internazionale, fino a giungere
ai tempi nostri. Da Grandmaster Flash al Roxy, alla Rock Steady Crew, a 2Pac,
Biggie e Eminem ha documentato il più grande movimento culturale dai tempi del
rock negli anni ’50.
Intendendo l’hip hop come uno strumento di comunicazione, lo
si trova spesso coinvolto in conferenze universitarie e in altri forum
organizzati negli States, aventi come argomento di discussione la sua cultura
che ha visto crescere. Oggi sessantaseienne, e con una lotta al cancro alle
spalle, può vantare numerose pubblicazioni (tra le quali spicca Who shot ya?) e
una vittoria al Tribeca Film Festival nella sezione documentari con “The otherside of hip hop”
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UZN Italia Staff