26 settembre 2013

L'origine dei simboli Zulu (parte III): L'ANKH




Oggi parliamo di uno dei simboli più famosi dell'egittologia, si tratta della croce ansata (termine cristiano adottato dai Copti), ovvero l'ANKH (vita), ma di cosa si tratta e cosa rappresenta? è davvero una croce?
L'interpretazione più diffusa, anche se il significato originale resta ancora un mistero per gli egittologi stessi, è quello di rappresentare la vita, e la fertilità, quindi buona fortuna, salute e prosperità, il cerchio che sovrasta la T, è come un ciclo infinito, la vita eterna, l'eterno ripetersi della nascita, crescita, morte e rinascita. Molti studiosi hanno pensato alla stilizzazione del grembo materno, ma non solo, la parte sottostante "l'utero", che viene chiamata TAU (la forma a T) è un simbolo riconducibile a Osiride, parte maschile e di forma "fallica", quella sovrastante a cerchio invece simboleggia Iside, parte femminile (yin e yang?). 
In tutte le culture antiche c'è sempre lo stesso binomio, che fa parte poi della natura umana, come di quella "cosmica", l'unione tra cielo e terra, maschio e femmina, luce e buio, bene e male, divino e umano, è continuamente ripetuta fino ai giorni nostri, sempre con la stessa forza, quella dell'unione dei due opposti per dare origine al "Tutto". 
Ma analizziamo la forma dell'Ankh e alla sua rappresentazione nei disegni, non è un caso se viene chiamata anche "chiave della vita", sembra infatti trasportata come una chiave, e la sua corretta interpretazione potrebbe davvero portare alla chiarezza di molti misteri. Il simbolo della vita eterna e dell'immortalità viene accostato anche all'universo, vita allo stato primordiale, che si forma dallo scontro degli astri.


Il mistero dell'interpretazione dell'Ankh è da imputare anche alle diverse rappresentazioni, che lo portano a diventare quasi uno strumento vero e proprio, adatto a molte cose diverse, oltre al ruolo di chiave (vista come potente apertura verso la conoscienza), poteva essere anche uno specchio (l'influenza che ha avuto in epoca romana sul simbolo della mano di Venere o specchio di Venere è evidente), oppure secondo alcuni studiosi sarebbe il legaccio del sandalo ai piedi degli Dèi, pronti a compiere il loro cammino. In altre raffigurazioni viene posto all'altezza del volto da chi lo impugna, come se fosse uno strumento medico, o di osservazione (non è un caso, a tal proposito, se il progresso medico di quell'epoca ha gettato le basi per la medicina moderna). Nulla ci vieta di pensare che potesse addirittura essere uno strumento di precisione utilizzato da chi possedeva conoscenze superiori, e quindi considerato divino, l'ankh in alcuni disegni viene anche dotato di braccia umane che sostengono il disco solare oppure uno stendardo sacro,
come a volerne sottolineare l'utilizzo come strumento per contattare gli Dei o per osservare gli astri. Senza perderci in supposizioni magiche e misteriose, la libera interpretazione è sempre concessa, dove non sono più presenti gli strumenti per la comprensione reale di una conoscenza, l'importante è sempre analizzare tutti gli elementi e continuare a ragionare sul significato delle cose, considerando che i nostri occhi non saranno mai gli stessi dei nostri antichi predecessori. Una cosa però è chiara ormai a tutto il Mondo e chi non se ne rende conto ha gli occhi chiusi, il progresso tecnologico e culturale non è mai appartenuto soltanto a noi, e anzi, noi siamo solo figli scapestrati di una sapienza molto più vasta, che tutt'ora non siamo in grado di comprendere.



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