Nella seconda parte di questo viaggio alla scoperta dei simboli antichi, ci addentriamo in una delle più misteriose ed affascinanti rappresentazioni egizie, si tratta dell'occhio di Horus, chiamato anche occhio di Ra (nella lingua egizia "udjat" che ha il significato di "preservare" e di "protezione").
È incredibile pensare a quante cose esso possa rappresentare, e chiaramente, come tutti i simboli antichissimi, possiamo dedurne soltanto una parte, e comprenderne i contenuti solo in base alla nostra logica o da ciò che è stato tramandato fino ai giorni nostri. Esso rappresenterebbe la buona salute e il potere, ma anche la saggezza e il cuore dell'anima, il famoso "terzo occhio". Ma ecco che le curiosità si moltiplicano perchè "l'udjat" veniva anche utilizzato come unità di misura legata alla divisione delle singole parti del disegno in 64. Ora io non mi addentro di certo nell'aritmetica egiziana, ma pensare che ogni parte avesse un suo significato e un utilizzo concreto è quantomeno affascinante.
Non meno di questa scoperta, ovvero che la forma in se dell'occhio di Ra, non è altro che la rappresentazione di una parte fondamentale e centrale del nostro cervello ovvero la "ghiandola pineale", che si occupa di produrre una sostanza che regola il nostro sonno, e che si attiva anche durante la meditazione profonda, ovvero la "triptamina" sostanza endogena e allucinogena. Unica parte non doppia del cervello, per Cartesio era il punto di congiunzione tra Mente e Corpo. Dà molto da pensare anche la differenza che davano all'occhio destro e all'occhio sinistro, appunto come nel cervello, governato da due parti distinte, anche in queste leggende traspare un frammento di conoscenza scientifica, che a noi puo' "suonare" come leggenda fiabesca, ma chi puo' dirlo? Certe forme comunicative antiche che a noi sembrano bizzarre per spiegare cose reali, all'epoca potevano essere più che chiare e comprensibili, le chiavi di lettura cambiano anche in base allo stile di vita, alla società e alle credenze di quel determinato momento. Precisazione che svela una parte importante di questo simbolo è che RA (il sole) e HORUS (la luna) sono due divinita' diverse e che esistono quindi 2 tipi di occhi, appunto, il destro, e il sinistro. Il mito racconta che Horus (figlio di Iside e Osiride) ebbe uno scontro violento con Seth, che durò almeno 40 giorni nel deserto, nella battaglia perse il suo occhio sinistro, rubato da Seth con furbizia. Nonostante la sconfitta non si arrese e pur provato e devastato, arrivato quasi al limite riusci' a sconfiggere il suo nemico e a riprendersi cio' che era suo di diritto.
Una volta recuperato l'occhio sinistro, grazie a Thot, dio delle Arti e della Medicina, riusci' a reimpiantarlo nella sua orbita vuota e a recuperare la vista, in cambio pero' avrebbe dovuto cedere 1/64 del suo occhio al suo guaritore (tutto torna, ogni numero utilizzato nei racconti egizi non è mai casuale, e sempre secondo la leggenda l'occhio sinistro cadde sulla Terra durante la battaglia e insegno' la matematica agli uomini).
L'occhio destro è invece quello di RA (dio del sole), la sua storia è quella della creazione, durante il sonno l'occhio si staccò da Ra e andò sulla Terra spinto dalla sua curiosità, al suo ritorno trovò un nuovo occhio, che Iside aveva ricostruito preoccupata alla visione del bulbo vuoto, l'occhio pianse e le lacrime cadute sulla Terra crearono l'uomo, l'occhio (ormai divenuto il "terzo occhio") prese posto sotto forma di Cobra al centro della fronte e posto a protezione del basso Egitto..
Sono soprattutto allegorie (raccontate in molti modi e con varianti e particolari differenti più o meno interessanti) di un racconto sicuramente più ampio e ormai di difficile interpretazione, ma i tasselli si ricompongono a poco a poco e non fanno che darci da pensare. La verità nascosta in due parti ben distinte, di uno stesso individuo, si ripetono nella storia fino ai giorni nostri: yin e yang, bianco e nero, bene e male, destra e sinistra, cielo e terra, sole e luna… Horus e Ra.
Riporto infine un passaggio che ritengo particolarmente interessante tratto dal libro di Murry Hope, Il Segreto di Sirio dove si parla dell'unità di misura egizia utilizzata per calcolare il volume del grano, L'Heka.
"l'Heka era rappresentata con un Udjat mentre per le frazioni di Heka sono usati i glifi componenti l'Occhio. Per questo grazie al suo collegamento sia con il Volume che con la Luna, e quindi il Tempo Lunare, si può dire che l'Occhio di Horus era la Chiave della Misurazione dello Spazio e del Tempo, e quindi della Misurazione e della Determinazione della Manifestazione.La Manifestazione è così asseribile a quei 63/64 rappresentati all'Occhio... e il restante 1/64?La Verità deve negare sé stessa per essere tale, ed ecco quindi l'Unità non Apparente, quella che si acquisisce solo andando oltre, abbandonando Tutto."
fonti principali: Wikipedia, Dizionario dei simboli e delle divinita' egizie (Manfred Lurker), Il segreto di Sirio (Murry Hope).
Libri consigliati per approfondimento: http://www.unilibro.it/find_buy/findresult/libreria/prodotto-libro/argomento-geroglifici_.htm
E' il mito dell'Occhio di Ra che viene suddiviso in frammenti da Seth e disperso nel caleidoscopio della materia e che l'intervento di Thot, la scienza ermetica (conoscenza), lo ricompone e lo mette nelle condizioni di vedere. Se le lacrime che scorrono dall'Occhio di Ra danno origine all'umanità, polverizzando il principio divino nella molteplicità, il suo Occhio, vivido e lucente, è la reintegrazione nel principio unico da cui ogni cosa deriva. Quindi il processo di riformazione dell'Occhio è il ricompletamento di quell'essere universale a cui Mosè diede il nome di Adamo. Egli, partito dal campo mentale, si suddivise, si polverizzo' nei singoli elementi che costituiscono il campo dell'umanità. Dunque sotto questo punto di vista, si ricollega alla ricerca di quel principio unico da cui tutti deriviamo, anzi, significa riconoscersi in quel principio ed abbattere ogni fittizia barriera che ci divide. Questa è l'essenza scientifica della legge dell'Amore che dovrebbe regnare tra gli uomini. E' il compimento di quella realtà comune a tutti che sottosta al nostro essere. cit
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