15 ottobre 2013

Dirty from the South: intervista a DJ Ready Red (Geto Boys)




I Geto Boys in full effect (Willie D, Ready Red, Scarface, Bushwick Bill)

Nel 1988, nel profondo sud, accadde qualcosa che cambiò completamente gli scenari del rap: mentre sulla costa atlantica la golden age era all’apice e a Los Angeles N.W.A e Ice-T avevano iniziato a farsi sentire, in un posto di “campagna” come Houston nascevano i Geto Boys, gettando le basi per quello che sarebbe diventato nel giro di un decennio, un bacino di utenza e di produzione musicale non indifferente. Sebbene ultimamente si senta molto parlare della discutibile qualità del prodotto che gli stati del dirty south creano, etichette come la Rap-A-Lot e la No Limit sono diventate veri e propri giganti del settore e anche pionieri, all'epoca  di un suono caratteristico e in certi termini rivoluzionario. I Geto Boys furono i primi a generare qualcosa in grado di portarli all’attenzione del grande pubblico, delle grandi major e di quella incontentabile critica che è l’uditorio newyorkese. Protagonista di tutto questo è anche Dj Ready Red, Dj e produttore del gruppo fino al 1990, anno in cui uscì dal gruppo non senza polemiche. Nativo di Trenton, New Jersey e membro della UZN, si è offerto a noi di Omega Zulu Maasai per una piccola intervista.

[I'm not from Houston, but I Rap-A-lot...]

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Cosa ti colpì quando ti innamorasti dell’Hip Hop?

Ero affascinato da come gli MCs intrattenevano al microfono e da come i DJs riuscivano a fare il beat con i dischi come fossero loro stessi delle drum machine. Per questo volli farne parte.

Sei cresciuto in un era in cui non c’era internet. Niente video, né tutorial, né libri sullo scratching. Come imparasti a quel tempo e chi furono i tuoi maestri?

Essendo di Trenton, NJ, a quell’epoca c’erano già un bel po’ di DJ dai quali potei imparare molto: DJ Kenny Veal, The Disco Twins, Joe & Henry Miller (R.I.P.) e molti altri.

Che ne pensi del Serato/Traktor e dell’evoluzione digitale del DJing e della produzione? Ancora utilizzi l’analogico o hai abbracciato il nuovo trend?

Amo entrambe le cose, devi stare al passo coi tempi o finirai per perderti nelle continue novità che si propongono col passare degli anni. Adoro combinare analogico e digitale. Fosse per me utilizzerei solo i giradischi, il mixer e le ceste dei dischi, visto che con le tecnologie più moderne puoi andare incontro a diversi fattori che non dipendono da te, come l’hard disk che ti si impalla o le interfacce dei programmi che a volte si sommano agli errori umani…




Quali sono i tuoi breakbeat preferiti per campionare o che ami mettere ai party?

Take to the mardy gras di Bob James, Apache della Incredible Bongo Band, Ebony Jam dei Tower of Power e molti molti altri, questi sono solo i primi che mi sono venuti in mente…

Come sei venuto a contatto con la Universal Zulu Nation e i suoi insegnamenti, e come ha cambiato la tua vita?

Ho sempre seguito quello che Afrika Bambaataa faceva per la cultura della comunità, nello specifico il modo in cui riuscì a riunire e a riappacificare le gang e nell’unire le più disparate classi sociali. Volevo far parte di tutto questo, e portare a tutti il messaggio “Peace Unity Love & Having Fun”

Vieni dagli anni 80, apice del crack epidemic. Quanto la droga ha influenzato la comunità Hip Hop a quel tempo?

Nel New Jersey il crack iniziò a essere una vera e propria piaga nell’82-’83, e alla fine degli anni '80 si portò via con se troppe belle persone. Ci colpì profondamente.

Nell ’88 eri davvero avanti coi tempi, specialmente per un gruppo del sud. Come veniva considerato il tuo stile newyorkese a Houston?


Fui molto sorpreso dal modo in cui a Houston riuscirono a capire e apprezzare il mio stile, nonostante loro già ne avessero uno loro sulla scena. E quella scena rappresentava un gran bel mercato.

Geto Boys è sinonimo di controversie. Come veniva considerato il tuo gruppo a NY? Sebbene i Public Enemy vi abbiano dedicato degli shoutouts, vi erano gruppi come i Native Tongues che criticavano materialismo e gangsterismo. Vi sentivate coinvolti in questo?

Abbiamo sempre avuto detrattori e sinceramente non ce ne fregava niente. Noi facevamo il nostro e loro facevano il loro!

Rick Rubin, produttore esecutivo di "The Geto Boys"
Il Vostro terzo album, the Geto Boys, vede un mostro sacro come Rick Rubin alla produzione esecutiva. Come ha influenzato il vostro lavoro?

Lavorare con Rubin è stato il realizzarsi di un sogno. Ha valorizzato quello che già si aveva e ha aggiunto quel suo tutto magico che tutti conoscono!

Cosa trovasti a Houston quando ti trasferisti nel sud in quanto a movimento Hip Hop?

Bhè, non era di certo l’Hip Hop della costa atlantica, ma era sicuramente qualcosa di unico. Erano molto legati al fatto di rappresentare il quartiere di loro appartenenza.

So che Bill era un b-boy prima di diventare un rapper...

Visto che è newyorkese a tutti gli effetti, ha potuto imparare bene nelle strade di Bushwick (da qui il suo nome), Brooklyn, il breaking. Ancora balla e vive la scena del b-boying.

Hai avuto a che fare con uno dei più importanti rapper di tutti i tempi, Scarface. Si notava fin da subito il suo talento? Ci furono mai forme di gelosia nei suoi confronti?

Non da me. Come DJ notai subito il talento che possedeva sin dai primi passi, e vederlo crescere e diventare un rapper importante fu una grande soddisfazione per me.

In poche parole, perchè lasciasti il gruppo?

Lasciai l’etichetta per una questione di soldi. Ero stanco di rendere altre persone ricche mentre io rimanevo povero. I soldi non erano importanti per me, ma vedere altri che sfruttavano il mio talento arricchendosi alle mie spalle non potevo sopportarlo. Ma il gruppo all'epoca la prese come se li avessi abbandonati.

Dj Ready Red
Cosa hai pensato quando hai visto My Mind Playing Tricks on Me in cima alle classifiche?

Lasciai durante il making di We Can’t be Stopped e non ricevetti nessun credito al riguardo, in pieno stile Rap-A-Lot, visto che non era raro vedere fargli fare merdate simili. Nonostante tutto fui felice per loro.

Se hai visto The art of Rap avrai sicuramente notato che ci sono tanti rapper dell’est, alcuni della costa ovest, ma solo Bun B a rappresentare il sud. Niente Scarface, o Outkast o Pusha T. Questo perché si continua a considerarlo come un branca della west coast?

Non ci hanno mai considerati come una costa a sé sebbene lo fossimo.  Ci associavano L.A. solo perché i nostri temi, e il modo in cui li trattavamo, molte volte si somigliavano.

Tanti fan al giorno d’oggi accusano il sud e i suoi prodotti. Pregiudizio, ignoranza, superficialità o semplicemente verità?

Devi sapere che ci hanno sempre snobbato anche da prima che tutto questo pattume odierno fosse uscito allo scoperto. E’ sempre stato così dagli inizi.

Ridin Dirty, Grip It! On That Other Level, Soul Food, Mr Scarface Is Back. Quale di questi album storici rappresenta meglio il sud?

Uhm… Non lo so, sono tutti gran dischi, li amo tutti…

Ridin Dirty, Grip It! On That Other Level, Soul Food, Mr Scarface Is Back, colonne portanti del Southern Rap

Finendo questa intervista, che consigli ti senti di dare ai giovani che approcciano a questa cultura?

Siate veri verso voi stessi, curate gli affari e non permettete che nessuno vi impedisca di vivere le vostre ambizioni, e soprattutto non mollate mai!

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